sabato 3 dicembre 2011

la lettura mi rende irriproducibile


“Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli.. Togliete i libri alle donne e torneranno a far
figli! Ma certo! È così! ecco cosa c’era di sbagliato nella mia vita! Come ho fatto a non capirlo prima? Ecco perché a 37 anni sono ancora single e non riprodotta!” questo pensiero risuonava insistentemente nella mia testa quella mattina mentre gironzolavo improlificata tra un reparto all’altro dell’ipermercato in cerca delle offerte natalizie che non fossero rivolte esclusivamente all’utilizzo di copiose famiglie.  Era chiaro. Una verità inoppugnabile. Una scoperta inconfutabile. Una certezza biologica incontrovertibile. “Dovevo dare retta alla nonna, quando mi diceva che per una bambina è più opportuno giocare alle bambole e saltellare leggiadra su prati fioriti in punta di piedi facendo ben attenzione a non sporcarsi il vestitino stampato a rose e lillà, piuttosto che leggere libri”. Libri..ma dove credevo di andare? Cosa cercavo di fare? Cosa volevo dimostrare? Che mi diceva la mia testolina?? Gesù, da bambina l’unica bambola con cui avrei giocato volentieri sarebbe stata la riproduzione in scala ridotta di Rita Levi Montalcini.. questo era quello che urlavo ogni volta che qualcuno aveva avuto l’insana idea di regalarmi una Barbie.. per me era un dramma epico! Un’umiliazione irreparabile! Una mortificazione insanabile!
Ed eccomi ora al supermercato che tento di riempire a malapena un carrellino di quelli che si trovano accatastati davanti alle casse, di quelli che a volte devi aspettare che un’altra single non riprodotta come te svuoti del suo contenuto prima di potertene appropriare legittimamente. Tutt’intorno, mamme. Coi loro bei carrelli fiammanti presi all’esterno del supermercato, di quelli che devi inserire un euro per poterli usare. Un euro, capite? Ogni brava mamma di famiglia ha sempre con sé un euro nel borsellino. Certo! Pagano con la carta di credito, loro. Mica come noi single irriprodotte, che per corrispondere alla cassa l’equivalente dovuto della spesa rivoltiamo persino le tasche delle giacche alla ricerca del centesimo nascosto tra i risvolti di stoffa più impervi..per la miseria della spesa che facciamo, mica possiamo tirare fuori il bancomat ogni volta che c’è da pagare 7, 8 euro di spesa. Si, perché la single irriprodotta non fa la spesa una volta ogni fine settimana. No. Lei preferisce andarci quasi ogni giorno al supermercato. Comprare giusto quel che le necessita. Perché le porzioni di carne che ti rifilano nei supermercati sono versione famiglia. E così per le olive, il prosciutto, il parmigiano. Tutto in versione extra large! Vuoi una cipolla? No! Ti devi prendere l’intero pacco di 12 cipolle cadauno, perché non esiste più che te le vendano le cipolle, com’era una volta. E allora tu sei costretta ad andare quasi ogni giorno al supermercato ad implorare i commessi ai banconi alimentari di tagliartela a metà, quella forma già preparata di pecorino. Che sennò, l’altra metà ti si rovina! la butti!
È così che il sistema ti umilia. In fila davanti alla cassa di un supermercato, tu donna mediamente acculturata, single e non riprodotta con al seguito un misero, spilorcio carrellino dal quale s’intravedono vergognose confezioni contenenti un cavolo.. una cipolla..mezz’etto di parmigiano..una confezione di uova da 2! Mentre da ogni parte, un’enorme quantità di bei carrelli spinti energeticamente da  donne riproduttive ricolmi di confezioni formato famiglia traboccanti bibite, surgelati e cibi per bambini..e nel tuo neanche una scatoletta di cibo per gatti..dovrei arrendermi, pensavo. Tutta colpa della cultura! M’ha reso infertile! I libri hanno bloccato il mio istinto di riproduzione. La mia parte animale è stata sopita per sempre.  Se non era per loro, a quest’ora anch’io spingevo carrelloni ricolmi di prodotti da consumismo da pattumiera! Non c’è rimedio alla devastazione della cultura e non posso più tornare indietro ormai. Non ho alcuna speranza di riprodurmi. Le mie trombe di falloppio..andate. Le mie cellule d’uovo.. buone giusto per un’omelette.  Mai le mie ovaie ospiteranno il frutto di un dotto eiaculatorio. Né la mia placenta abbraccerà con amorevole cura il contenuto ..di uno scroto. È finita. Non mi rimane che prendermi un cane. O un gatto. O magari una pianta d’appartamento”.
Questo pensavo mentre ero in fila alla cassa del supermercato quella mattina. Mi sentivo finita, la mia missione riproduttiva, fallita per sempre. La cultura assorbita in tanti anni di studio e di peccaminose letture solitarie mi aveva privata per sempre dell’istinto di riproduzione. Proprio come diceva il tizio dell’articolo di Libero!
E mentre continuavo a cogitare di queste penose questioni avanzo verso la cassa trascinando penosamente il mio penosissimo carrellino ricolmo di penosi prodotti dimezzati da single irriprodotta. Finchè finalmente non arriva il mio turno di pagare. Sollevo gli occhi..e d’improvviso mi s’illuminano d’immenso. Davanti a me, un bel cassiere di al massimo 30 anni. Forte. Con due spalle belle piazzate e delle labbra a canotto a cui t’aggrapperesti per navigare nel più turpe dei naufragi, di quelli descritti in romanzi come quello di Lady Chatterly. Ma soprattutto, ‘gnorante. Un bell’esemplare da monta, davvero. Si, lo sentivo. Questo incontro aveva finalmente sbloccato il mio istinto di riproduzione. E lo giurai a me stessa: mai più sarei ricaduta nella trappola della lettura! È stato un attimo, e sono stata catapultata nel vortice frenetico del processo di riproduzione. L’eccitazione mi divampa causandomi sudore selvaggio attraverso il quale i miei feromoni si spandono nell’aria. Con gran sorpresa e dopo tanto, troppo tempo, sento il risuonare dell’antico segnale d’attacco delle trombe di falloppio, evidentemente ancora non del tutto sopite, che richiamavano a schiudersi alla fecondazione il mio collo dell’utero e le mie labbra. Tutte, quelle grandi, quelle piccole e anche quelle medie.
Si, nonostante gli anni passati su amene e defertilizzanti letture, il mio istinto ripoduttivo l’aveva riconosciuto. Era lui. Il luogo comune del rozzo lavoratore sensuale che imbusta con virile delicatezza i prodotti cha hai appena acquistato scontati del 15%, facendo particolare attenzione a non bucarti la delicata busta riciclabile. Lui, che si prende cura di te e dei tuoi prodotti come una nota marca di shampoo per capelli delicati. Ha il balsamo nelle mani, che sono così forti e gentili..stimolano alla riproduzione, proprio! E quel movimento ritmico della mano possente che mette i prodotti dentro la busta per poi tirarsene fuori e poi tornare di nuovo dentro e poi di nuovo fuori, dentro, fuori, dentro, fuori..e ti tornano in mente tutti quei documentari sul mondo animale che hai visto da piccola quei giorni che non andavi a scuola perché avevi la febbre e che allora trovavi così noiosi, ma che ora rivenendoti in mente ti facevano venire proprio voglia di dare il tuo contributo per mandare avanti il corso dell’evoluzione della specie umana.. allora non è vero che la cultura annienta l’istinto di riproduzione! No! Anzi, lo convoca a gran voce rievocandone le informazioni documentaristicamente dettagliate! I feronomi impazziti scorrevano attraverso i condotti neuronali e cercavano di dispensarmi le informazioni per un possibile approccio. Io indugio. Lui mi guarda. Allora prendo coraggio e gli dico, con una voce da bibliotecaria pervertita che non pensavo avrei tirato fuori dopo tanti anni di letture irreprensibilmente acculturate: “peccato proprio che non ho trovato il cous cous al peperoncino..dicono che abbia un potente effetto afrodisiaco..ti piace il cous cous al peperoncino..posso darti del tu?” lui mi guarda fermando la possente mano dentro la mia busta, sorride a mezza bocca (quella meravigliosa bocca di crema gelatinosa) poi riprende il movimento ipnotico della mano. Davvero un peccato non aver trovato il peperoncino piccante. Mi dice. Ma era sicuro che ne era rimasto un po’ in magazzino. Lui stava per smontare. Magari se volevo mi ci poteva accompagnare lui in magazzino per vedere se proprio lì non trovassi quello..che stavo cercando. A quest’ora erano tutti in pausa pranzo. Saremmo stati soli. Io e lui. Donne! Chi di noi non ha mai sognato attimi di fugace e peccaminoso sesso rudimentale tra uno scatolone dei detersivi liquidi che lasciano i tessuti morbidi come la seta e quello delle patatine puffose alla fraganza di gorgonzola?..istinto a riprodurmi con quel pezzo di lavoratore part time a contratto precarizzato mi spinse ad accettare l’offerta. Si, l’avrei seguito in capo al mondo. E il magazzino era dietro l’angolo. Annuisco. Dico “si può fare”. Lui batte lo scontrino e nel porgermelo mi guarda dritta negli occhi mentre si rivolge all’anziano pensionato in fila dietro di me “questa cassa è chiusa”. “ma io stavo in fila già da prima che..”. “questa cassa è chiusa!”. Che ormone!
Allora lui si alza per cambiarsi la giacca, e mentre io lo aspetto fremente di concupiscente voglia riproduttiva, per ingannare l’attesa e sembrare più naturale possibile, mi metto a fare proprio la cosa che a me viene come la più naturale al mondo: leggere. Lo scontrino. E mentre lo leggo, il caso ha voluto che io m’accorgessi che il prezzo della confezione delle due uova non corrispondesse affatto a quella che io avevo letto sullo scaffale. Io ho la passione per la lettura. Qualunque lettura. E perciò non potevo essermi sbagliata nel leggere il prezzo. Ritorno indietro alla cassa e glielo dico,  garbatamente. Lui risponde imbarazzato che era spiacente, ma che la cassa gli indicava il prezzo che io vedovo scritto sullo scontrino e che probabilmente avevo letto male..no!  Non è possibile. Io non mi sbaglio mai. Ho la passione per la lettura. E ciò che leggo, lo leggo sempre giusto. Perché mi ci dedico. Mi ci concentro, proprio. Allora lui ribatte un po’ infastidito che se ne dispiace ma che non poteva farci niente se la cassa era impostata su quel prezzo. Non era lui che prendeva le decisioni in merito. Era il direttore. E in quel momento il direttore non c’era, era in pausa pranzo. Se volevo aspettarlo per parlarne con lui..aspettare? la cosa mi pareva assurda! Io sono una cliente da anni! Vengo qui quasi tutti i giorni! Non avrò procreato, ma ho pur sempre da fare, io! Ma che aspettare e aspettare??! Io non aspetto un bel niente! Farmi pagare un prodotto con un prezzo diverso da quello che è esposto è disonesto e offensivo! Pretendo subito una correzione. Lui mi ripete che non ha il potere di correggere un bel niente e mi prega di abbassare la voce, che sto dando spettacolo..intanto tutta la gente in fila alle altre casse ci guarda. E comincia a mormorare. A un certo punto, qualcuno da lontano urla “basta con queste truffe al supermercato! C’è la crisi, e guarda quanto ti tocca pagare un panettone che per giunta non piace a nessuno ma che tutti vogliono sulla tavola la sera di Natale! È un’ipocrisia! È un’ipocrisia e una truffa ai danni di chi lavora onestamente!” e così altra gente comincia a lamentarsi. Chi mormora per questo, chi per quello. Siamo una nazione sull’orlo del fallimento, e qui c’è ancora chi pensa a truffare la povera gente? In pochi minuti mi sono accorta di avere creato un vero e proprio ammutinamento commerciale. Il giovane cassiere si mette le mani tra i capelli e maledicendomi prova a fronteggiare la folla indomita. Qualcuno a questo punto comincia a urlare “spesa proletaria!!” e a tentare di superare le casse coi cosci di prosciutto sotto al braccio senza intenzione di pagare. Tutto diventa un parapiglia nella confusione generale. Bambini che presi dall’agitazione si mettono a piangere. Fortunate mamme riproduttive che cominciano a piangere perché i loro figli si sono messi a piangere. Pensionati infuriati e immigrati allibiti.. “che succede qui?” il Direttore del supermercato era tornato. Al suo seguito due forzuti buttafuori con facce tutt’altro che raccomandabili che si piazzano davanti alle casse impedendo ai rivoltosi di uscire senza pagare. “com’è iniziato tutto questo? Di chi è la responsabilità? Pretendo una spiegazione! E subito!” urla il Direttore. Il giovane cassiere, impaurito, si dirige verso di lui e gli spiega bisbigliando l’intera vicenda. L’ uomo virile di pochi istanti prima si era trasformato in un gattino spaurito di fronte al minuto ma pur sempre temibile direttore del supermercato.. che alla fine se lo prende sotto braccio e lo trascina nel suo ufficio. Il giovane aveva una faccia direi.. piuttosto preoccupata.. vedendolo allontanarsi, non sapevo se dovevo aspettarlo oppure no..sapete, per quella faccenda del cous cous piccante.. e così gli corro dietro “ma allora..niente giro in magazzino io e te?” Lui si gira a lanciarmi una significativa occhiata d’odio profondo mentre avanza verso il suo destino nell’ufficio del direttore. Il giorno dopo tornai al supermercato alla stessa ora. Ma lui non c’era più. E fu così che anche questa volta, a causa della mia passione per la lettura, per uno scontrino persi la mia occasione..di riprodurmi dietro le casse degli ammorbidenti  che lasciano i colori intatti.. 

Francesca Emilia Papale

venerdì 2 dicembre 2011

La lettura m'impedisce di riprodurmi parte 1^: il fornaio.

E anche oggi ho perso la mia occasione per riprodurmi a causa della mia passione per la lettura..stavo in fila al bancone del pane quand' ecco che sbuca fuori un giovane e muscoloso fornaio tutto infarinato dalla testa ai piedi che impastava con mani forzute e bicipiti pulsanti la pasta per i filoncini all'olio d'oliva..i pettorali gli si gonfiavano sotto la maglietta ad ogni movimento, e le anche ne seguivano le flessuose movenze ondulatorie.. e in un momento i nostri occhi si incrociarono..i feromoni scorrevano impazziti mentre il sangue pulsava forte per l'eccitazione..non capivo più niente..quand'ecco che il giovane fornaio, con un cenno del capo, m'invita malizioso a raggiungerlo dietro il bancone infarinato..e io ci sarei andata..si..lo avrei raggiunto lì per farmi impastare come un preparato salato per le pizzette rosse, ma non potevo! no! Il dovere e la buona coscienza m'impedivano un gesto tanto impulsivo perchè mi richiamavano a finire prima ciò che già avevo iniziato..si..il dovere mi spingeva a concludere la lettura già iniziata del depliant delle offerte del supermercato..non si lascia a metà la lettura di un depliant delle offerte! C’erano sconti del 20% su così tanti prodotti! Ma lui si contorceva e no, non poteva più aspettare. Io allora cerco di leggere più velocemente, ma più leggevo velocemente, più le offerte si confondevano nella mia testa: era il cotechino ad essere scontato del 15% o il  complesso di batterie in finta ceramica? E le mutande erano veramente in vero cotone? Ed erano scontate solo quelle a fascia larga o anche gli slip? Io odio le mutande a fascia larga. Mi lasciano il segno e quando le sfilo sembro un’arrosto a cui hanno appena levato lo spago..Il giovane pulsante fornaio mi lancia un’ultima occhiata piena di disperata voglia concupiscente ma poi capimmo insieme che una lettura ci separava ineluttabilmente. Allora si ferma. Mi guarda un’ultima volta. Poi afferra con le sue mani nerborute la pasta sbattuta sul bancone e si dilegua dietro le segrete stanze dei forni..Ed è stato così che persi la mia occasione per procreare dietro al bancone del pane..