lunedì 27 dicembre 2010

Frammenti.
Dettagli.
Dedita alla composizione di schegge dissonanti
che creano l'insieme di un tutto
uguale solo a sè stesso.

giovedì 16 dicembre 2010

Abbandono crudele,
il tuo sguardo che fissa il pavimento
duro ed escludente
s'è stampato a fuoco nei mei ricordi
e mi condiziona.
Non so se ti amo più
mi dicesti senza guardarmi
come fosse un rimprovero da farmi,
una punizione da infliggermi.
Quanta cattiveria usasti.
E io seduta sul letto,
le gambe tremavano
lo stomaco mi chiudeva l'anima.
Tu non mi lasciasti.
Mi abbandonasti.
Che ferita mi hai aperto nel dentro
ancora non si chiude e continua a farmi male.
Meritavo quel trattamento?
Te ne andasti
e mi lasciasti in quel freddo senza difese.
Umiliazione.
Non ti bastava chiudere.
Dovevi farmi male.
Ferirmi.
Punirmi.
Di quale colpa?
cosa ti feci per essere così duramente punita?
Niente.
Credo tu fosti solo vigliacco.
Disumano.
Crudele per il gusto di esserlo.
E perchè non avevi il coraggio di lasciarmi guardandomi negli occhi.
Dentro di te covavi segreto rancore.
Come se io fossi una nullità che ti ripugnava d'improvviso.
Come se io non fossi più degna della tua nobile compagnia.
Come se io fossi lo sbaglio di cui imbarazzarsi.
Colpa mia dello sbaglio tuo.
Del tuo disgusto.
Come se ti avessi sedotto
e poi deluso
e ora ti vergognassi di me.
Da allora vivo quel terrore
di ritrovare nell'uomo che amo
lo stesso sguardo
la stessa voce
lo stesso monito crudele
che un tempo mi ferì
e che continua a sanguinarmi dentro.

martedì 14 dicembre 2010

BURATTINA IO STESSA

mentre si svolgono i fatti di violenza a roma, 14 dicembre 2010, io mi siedo e assisto silente a ciò che nell'aere avviene.

 tutta quiete quaggiù
ma apparente.
La città è di nuovo assalita dal fuoco.
Ondate di fufore mi attraversano
incendiata io stessa nei nervi.
La sento l'agitazione,
la vedo salire per le strade dei colli
in eccezionale assenza di macchine.
Oggi un serpente spumoso di rabbia e terrore si fa strada nell'atmosfera
di questo letargico villaggio.
Un fiume impetuoso di mille facce indistinte
e forse più
s'affacciano nella mia mente
ed effettivamente sono.
Ne sento le voci di rabbia
solo in lontananza
ma sono.
La furia incontrollata mi scorre dentro eppure sono lontana.
Voglio
desidero
conflitto.
Rumore di elicottero mi riecheggia
un gran fottio di ali metalliche che girano e sovrastano.
Avrei voluto assaltarti
avrei voluto fare qualcosa di più che urlarti
avrei voluto sprangarti
un crick in faccia
sanguinarti.
La furia di Roma
penetra e si fa strada in queste mie cellule
che vibrano in una danza di distruzione.
Silente,
chè è questo lo stato di coscienza più sveglia,
osservo lo scuotimento del gregge,
la forza di ciò che ci attraversa e manovra.
Eroi che credono di esser padroni del loro destino
in atti di coraggioso eroismo
son marionette inconsapevoli
nelle mani di una natura beffarda
che si prende gioco di loro.
Tutto si confonde
poichè tutto m'appare
e d'improvviso
senza distinzione.
M'immergo nelle mie profondità
non è facile nuotare in questo mare
così pieno di pensieri che mi urtano ad ogni momento
e diversi fra loro.
E nodi allo stomaco
che sono la mia quotidiana realtà.
Il diaframma con ciò che dentro di me si ripiega in sè stesso
è annullato.
E' buio questo oceano
quasi non ci vedo.
Ma sento.
La mia impotenza
la mia decisione di non contare
nè per me nè per altri.
La mia immobilità
la sconfitta da cui non mi sono mai più riavuta.
Io che parlo così spesso di mutamento
mi riscopro fedele a vecchie visioni
che forgiano la mia esistenza
da troppo tempo.
Ci vorrebbe un pò di luce quaggiù
per riordinare le cose.
Trovare il coraggio di buttare via quelle vecchie
e trasformare quelle che non posso allontanare.
Ma mai più nascondere.
Tutto il tempo della mia sofferenza quaggiù
è un lasso troppo breve di fronte a ciò che può avvenire.
Decido di starci.
Decido di urticarmi.
Decido di sottopormi all'inevitabile
per mutare.
Sono ancora bambina in attesa del suo carnefice.
Nei momenti in cui tutto si zittisce lo vedo chiaramente.
La speranza che il padre si redima
amandomi finalmente
non lascia ancora la presa del mio cuore.
E' visione calcificata ormai.
Ma non inscalfibile.
Ogni opacità può tornare luce
nel silenzio.


Perchè se lui non mi ama
io sono finita!
Non ho altro padre all'infuori di lui!
Nè zio, nonno o parente!
Una buia stanza mi aspetta
in cui passo ore solitarie
senza fare nulla
il muso chino sul letto
e un insopportabile
sordo
indefinito muro di silenzio dentro
che è il silenzio ottuso della soppressione.
Non voglio sentire
non voglio sentire l'angoscia che mi si agita dentro
sto male
troppo male.
E' violento.
E non voglio.
Meglio morire di morte viva.
Ad occhi spalancati
 la nuca poggiata sulla coperta.
Ci vorrebbe un pò di luce.
Per smetterla di accudire chi mi ferisce.
Prendermi cura di lui.
E accettarne tutto il male.
Aspettandolo.
Anche dopo il suo tradimento.
Come una bimba legata ad un palo
da catena d'acciaio che le afferra la caviglia.
Ecco così io ora sono in attesa di lui
come lo sono stata per anni di mio padre.
Un'abitudine letale avevo forgiato a me stessa
costretta dall'impossibilità della scelta.
E ora che la vita è avanti
mi riscopro legata a quel vincolo
che per tutto il lasso di tempo definito in cui ho respirato
avevo nascosto a me stessa
impedendomi di viverlo.
Ancora nella triste
patetica attesa
che l'unione si compia finalmente.
Con la speranza nel cuore che lui pensi ancora a me.
Ma mi ha accantonata.
Lasciata da parte.
Dimenticata.
Punita.
Ridicolizzata.
Umiliata.
Ferita.
Per me ha sempre e solo provato indifferenza,
malato egli stesso non può amare.
E io qui
patetica a me stessa
che mi chiedo quando tornerà?
se mi penserà?
si struggerà per me?
In tutto questo, sto.
Non me ne allontano.
Per guarire
e rinascere.
Non ho altra scelta.

lunedì 13 dicembre 2010

ogni volta afferro un filo per la sua estremità
dal bozzolo nodoso che mi pesa sul cuore
lo tiro
e da inerte materia opaca
diventa sostanza di luce
leggera
e quasi impalpabile.
Sembrava più fermo,
recidivo allo scioglimento.
Eppure viene via dolce
senza opporsi.
Si snoda
e sillumina.
Sembrerebbe m'aspettasse.
Continuo a tirare
e il grigio grumo senza colore
nè vita
si fa più sottile.
E' così che accade nel silenzio.
Ogni cosa si lascia illuminare.
Ogni cosa si lascia slegare.
Da umana,
sostanza divina diventa
rivelando la natura delle mie durezze
le nostre
del mondo.
Quante storie scritte su quei fili
quanti rocordi.
E costruzioni immaginate
date per reali.
Quanti dolori
bassezze
infermità.
Un tutto carbone
che in aria si dissolve
e fumo.
Mostrando al fondo dell'essere temuto
un diamante di luce dolce.
C'è solo questo da fare
nel movimento del silenzio
che la grazia infonde.
Quanti fili ci sono da districare
in un unico addensato nodo.
Sembrava semplice
ma più disfo
più trame che non sapevo emergono.
E fili d'ogni colore e ordito
gli uni intrecciati ad altri mille
resistono tenaci
in un unico compatto intrico
che non vuole saperne di sciogliersi
come fosse dotato di volontà propria
e destino.
Penelope son io
come coloro che mi precedettero
tutte in fila dietro l' unica
possibile sorte.
Ma io non sfaccio trame in attesa di colui che girovaga fuor di patria
non una casa nè un giaciglio sono disposta a preparare
nè tempo più ad aspettare
per un uomo
o per una donna.
No
ciò che disfo non è tela usata con astuzia
un pretesto per allungar il tempo dell'attesa.
La trama nodosa che con delicatezza sciolgo
è la prova
il passaggio
l'iniziazione
a una nuova vita mia
la mia evoluzione.
Districo fili.
Sciolgo nodi.
Nel silenzio riscopro il mio terrore,
la paralisi della solitudine.
C'è qualcosa che rimane sempre uguale
e che il rumore nella superficie copre.
Come un corpo accartocciato in freddo rigor mortis
ma vivo dentro
e caldo.
Il silenzio non è mica comodo.
Eppure è il luogo dove tutte le cose ricominciano a vivere.
L'utero in cui dolorosamente rinascere.
Ho paura a volte
a scendere quaggiù.
Sembro un'ombra quasi indefinita
stagliata su uno sfondo color sabbia.
La figura d'altri tempi
in un corpo che non è il mio.
Ma mi riecheggia nella vastità del tempo
cui lo sguardo scuro si volge.
Sembro tranquilla.
La tranquillità di chi muta e lo sa.
Conosco la giustezza del cambiamento,
unica possibile fedeltà al vero sè
in perenne scorrimento.
Colui che rimane uguale a sè stesso
è colui che è già morto.

domenica 12 dicembre 2010

Bond(i)Age: l’era sadomaso di una colossale figura di merda. Ovvero, una vita passata a leccare può servire anche a salvarti. Ma tanto se non conosci dignità, che ti frega?



Bond(i)Age: Quando l’adulazione estrema non conosce vergogna.
Bond(i)Age: Quando s’inghiotte la decenza, oltre a tutto il resto.
Bond(i)Age: Quando l’uomo è vuota sostanza e anche l’Unesco è costretta ad intervenire.
La storia di un uomo mediocre dall’ambizione psicotica di perdonare Dio.
La storia di un ex-ravanello: rosso fuori, bianco dentro.
Questa è una raccolta delle opere del Poeta. Il Sommo. E delle sue figure di merda.

Erano troppi i titoli venutimi in mente..Ve li propino tutti. Scegliete voi.

Prima figura di merda: Negli anni in cui ha militato nel PCI, i suoi compagni di sezione lo definivano già “il Ravanello: rosso fuori, bianco dentro”. (fonti: wikipedia)

Seconda figura di merda: nel 1992 la sua lista PCI viene sconfitta dai socialisti in associazione con la Democrazia Cristiana. Nel 1994 è già alle prese con l’opera di lecchinaggio rivolta al suo mentore e Master Berlusconi Silvio.

Terza figura di merda: in occasione della campagna elettorale del 2001, gli viene affidato il compito di coordinare la stesura di Una storia italiana, un libro fotografico sulla vita pubblica e privata di Berlusconi spedito, come mezzo di propaganda elettorale in vista delle successive elezioni, a tutte le famiglie italiane. (fonti: wikipedia).  Opera che verrà distribuita a 12 milioni di famiglie italiane per, lo ricordiamo, il risibile costo di produzione di 37 miliardi di lire!

Quarta figura di merda: Per ricambiare la fiducia accordatagli dal Cavaliere, si prodiga in un’estenuante attività di scrittura di poesie che hanno per oggetto la sua fedeltà e devozione nei confronti del suo Master. Poesie che legge più volte pubblicamente, godendo come un grufolo ingozzato nell’umiliarsi e prostrarsi di fronte a milioni di italiani-telespettatori dei peggiori salotti catodici. Anche ormai detti telespettitaliani. (un popolo, un tubo catodico. Ma questo è un altro argomento).. (mica tanto)..

Quinta figura di merda: la Colossale. Nel 2008 è nominato Ministro per i Beni e le Attività Culturali  del Governo Berlusconi IV e, nel corso del suo mandato, a Pompei  crollano nel giro di poche settimane la Domus dei Gladiatori e altre tre strutture murarie. La notizia fa il giro del mondo, tanto da far giungere gli ispettori UNESCO. (Fonti: wikipedia).


Sesta figura di merda: Nel 2010 l'ex moglie dichiara ad un settimanale che Bondi l'avrebbe sottoposta a violenze domestiche, percosse e punizioni. (fonti: wikipedia).


Dichiarazioni manà manà:

1)    circa il crollo del tetto di Pompei: “stiamo qui a discutere del crollo di un tetto, di questo si tratta.”. (il Corriere del mezzogiorno)

2)    Il mondo dello spettacolo sciopera. Bondi: “li capisco”.



POESIE
Chi scrive poesie del genere ha lo stesso una benché minima possibilità di trombare?

Fior da fiore cogliendo
Poesie bondiane scelte
Dalla rubrica Versi diversi del settimanale Vanity Fair
1.    Ad una misteriosa commessa della Camera
Dolente fulgore
Mite regina
Misteriosa malia
Polvere di stelle

2.    A Michela Vittoria Brambilla
(alias Crudelia Salmon)
Ignara bellezza
Rubata sensualità
Fiore reclinato
Peccato d’amore

3.    A Stefania Prestigiacomo
Luna indifferente
Materna sensualità
Velo trasparente
Severo abbandono

4.    Ad Anna Finocchiaro
Nero sublime
Lento abbandono
Violento rosso
Fugace ironia
Bianco madreperla
Intrepido mistero

5.    Per le nozze di Elio Vito
Fra le tue braccia magico silenzio
Fra le tue braccia intenerito ardore
Fra le tue braccia campo di girasoli
Fra le tue braccia sole dell’allegria

6.    A Giuliano Ferrara
Antro d’amore
Rombo di luce
Parole del sottosuolo
Fiume di lava
Ancora di salvezza

7.    A Walter Veltroni
Tenero padre madre dei miei sogni
Anima ulcerata.
Figlio mio Ritrovato

8.    A Gabriella (la moglie)
Dolcissimo Padre
Amore unico
Corazza dello spirito
Roccia di lava Anima fuggitiva

9.    A Francesco (il figlio)
Mi calmavi fingendo di dormire
Sembravi tranquillo ma ti asciugavi le lacrime
Padre di tuo papà come sarà nel momento dell’addio

A don Lorenzo Milani
Ti vedo Correre allegro in bicicletta
In soccorso dei poveri  
Ti vedo Solo, a Barbiana Piangere nella casa di Cristo  
Ti vedo Circondato dai tuoi ragazzi Amati di più di Dio stesso   Ti vedo Sofferente
Ritornato tra le braccia di tua madre.  
Don Lorenzo, quanto ti amo.

10. A Jovanotti
Concerto vibrazioni dell’anima
eco del divino dolore dell’essere
onde dell'amore

11. A Luciana Litizzetto
Sbirulino dispettoso
celata malinconia
capricciosa fantasia
dolce malizia

12. A Vittorio Feltri
Imbronciato candore
Telaio di parole
Caos redento
Pugnace cavaliere

13. A Barack Obama
Impronta ancestrale
Fuoco purificatore
Cammino
spirituale Perla nera

A Fabrizio Cicchitto
Viviamo insieme questa irripetibile esperienza
con passione politica autentica
con animo casto
e con la sorpresa dell’amicizia.
Ci mancheremo quando verrà il tempo nuovo
e ci rispecchieremo finalmente l’un nell’altro.
E ci mancherà anche quello che non abbiamo vissuto assieme
fra i banchi della scuola
nell'adolescenza inquieta
e nell'età in cui non si ama.
La mia fede è la tenerezza dei tuoi sguardi.
La tua fede è nelle parole che cerco.

14. A Fausto Bertinotti,
«comunista senza esserlo»
Immagini della storia
Orribile bellezza
Gloria mortale
Spenta pietà
Disperata speranza

15. A Speedy
(ospite del canile di Novi Ligure)
Occhi imploranti
Fedeltà tradita
Dolente rassegnazione
Maestro di vita

16. Alla segretaria del Cavaliere, Marinella
Muto segreto
inconfessata attesa
desiderata armonia
inavvertita fortezza
sospirata carezza d’amore

17. A Gianni Letta
Presente d’amore
Cuore del tempo
Consumato
Senza pietà
Morta memoria
Rifugio infedele
Destata dal rimorso
Vita futura
Inganno della mente
Figlia della mancanza
Beatitudine presente

18. A Susanna Tamaro
Vertigine del nulla
Pastura dell’angoscia
Cima della vita
Verità dell’amore

19. A Dalila Di Lazzaro
Misteriosa bellezza
Celeste carezza
Colpevole dolore
Vita dell’amore

20. A Piergiorgio Welby
Vertigini celesti
Sconfinate armonie
Angoscia è la vita
Pensare il limite inesistente
L’amore è speranza
Prova del mistero

21. A Massimo Cacciari
Malinconica ironia
Beffarda timidezza
Recondito pensiero
Sguardo sorridente

22. A Bibi Ballandi
Amore È il nome di Dio
Un bimbo piange
Nelle braccia della madre
Lì c’è Dio
L’armonia delle sfere celesti
È il silenzio di Dio

23. A Marcello Dell’Utri
Velata verità
Segreto stupore
Sguardo leggero
Insondabili orizzonti

24. Al Barone e al suo cane Tamil
Nel corso di una visita a L’Aquila ho incontrato il Barone Angelo De Nardis: patrizio aquilano, Commendatore dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme, Cavaliere di Croazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio, Cavaliere del Pontificio Ordine Equestre di S. Silvestre Papa.
Alambicco della storia
Distillato di civiltà
Ironica superiorità
Nobile dolcezza
Zattera di solitudine
Affine anima di Tamil

25. Ad un bambino mai nato
Nel buio dei tuoi primi giorni
ti doniamo la luce dell’amore
l’ardore della vita
la fiamma della bontà
la forza della sincerità
il candore della verità
la ribellione per le ingiustizie
il desiderio di riunirti a chi ti ha donato la vita

26. Al Montecristo
Turbante di gemme
Spada di dolcezza
Abito da scena
Quadro di Chagall

27. La destra divina
Chi voglia farsi toccare dall’intelligenza deve assolutamente leggere il Manifesto per una destra divina di Camillo Langone.
A Camillo dedico questa poesia.
Ebbrezza della vita
Deposito di sapienza
Imberbe condottiero
Delirio d’amore
                   
Il  Trittico della Sacra Famiglia.
Silvio Berlusconi, la moglie e la madre.
È corto il dire e come fioco ad esprimere la potenza di questi versi, la limpidezza della loro ispirazione. Mi faccio umilmente da parte, loro affidando la chiusura di questo mio modestissimo post.

1.    A Veronica Lario in Berlusconi
Bellezza del soccorso sensuale
ironia
vigore dell’amore
intrepida solitudine

2.    A Rosa Bossi in Berlusconi
Mani dello spirito Anima trasfusa.
Abbraccio d’amore Madre di Dio

3.    A Silvio
Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disgelata
Vita nova



Le poesie  sono copiate e incollate da un articolo del sito Il Gambero Rotto.

sabato 11 dicembre 2010

La bugia che non può essere detta.
Il mentire che non può essere perpetrato.
Rigide membra senza vie di fuga.
Dura condizione di fronte a chi sa.
La peggiore.
E la migliore,
terribile via
per l'evoluzione
cui aspiro.

venerdì 10 dicembre 2010

Billy Idol - Eyes Without A Face




I'm all out of hope
One more bad dream could bring a fall
When I'm far from home
Don't call me on the phone
To tell me you're alone
It's easy to deceive
It's easy to tease
But hard to get release

Les yeux sans visage eyes without a face
Les yeux sans visage eyes without a face
Les yeux sans visage eyes without a face
Got no human grace your eyes without a face.

I spend so much time
Believing all the lies
To keep the dream alive
Now it makes me sad
It makes me mad at truth
For loving what was you

Les yeux sans visage eyes without a face
Les yeux sans visage eyes without a face
Les yeux sans visage eyes without a face
Got no human grace your eyes without a face.

When you hear the music you make a dip
Into someone else's pocket then make a slip.
Steal a car and go to Las Vegas oh, the gigolo pool.
I'm on a bus on a psychedelic trip
Reading murder books tryin' to stay hip.
I'm thinkin' of you you're out there so
Say your prayers.
Say your prayers.
Say your prayers.

Now I close my eyes
And I wonder why
I don't despise
Now all I can do
Is love what was once
So alive and new
But it's gone from your eyes
I'd better realise

Les yeux sans visage eyes without a face
Les yeux sans visage eyes without a face
Les yeux sans visage eyes without a face
Got no human grace your eyes without a face.
Such a human waste your eyes without a face
And now it's getting worse.

giovedì 9 dicembre 2010

Muta

Muta
quanti fili da dipanare
attrocigliati in matassa che pesa sul petto
come granitico nodo di calce e cemento.
Silenziosa
rimango al centro di pensieri
che mi afferrano
e sbattono
e lacerano
e non mi concedono quiete.
Contusa
vorrei piangere eppure non ci riesco
sono piena di dolore
ma sordo
e vuota dentro.
L'istinto mi spinge a fuggire
rifugiarmi in uno stato alterato
bere
ne ho bisogno quasi come un alcolizzato.
Resisto
mi ribello al mio stato di ora e di sempre.
Ribellarmi a me stessa è la sola soluzione!
Ribellarmi alle abitudini è la sola comprensione!
sabotare la  ruota
che gira
e gira
e gira
sempre uguale a sè stessa.
Uscire di strada
perdersi in sentieri che non conosco.
E chiamare!
Chiamare!
Nausea per ciò che non cambia.
Per le mie visioni sparate a colpi violenti sul mondo.
Per le mie piccole vibranti
arroganti
meschine
miserie.
Immobile
e in movimento perpetuo
chiamo da dentro il mio petto
un urlo sempre uguale
sempre lo stesso
ma così forte
così sincero.
A volte ho bisogno di te,
a volte ho bisogno che tu m'imponga il silenzio.
Voglio lasciarmi urtare,
douce Mère,
dalle grette bassezze di questo mondo oscuro.
Comprendere sulla mia cruda carne e senza veli
la verità del creato.
Permettimi di diventare Regina del mio regno.
Colei che non viene gestita da ciò che non vede
Colei che sa
ed onora il tuo nome.
Permettimi di conoscere
comprendere
dipanare
i fili violenti che pesano sul cuore.
Sul cuore di chi è con me
in questo assurdo viaggio senza luce
senza coscienza
che è la vita
così opaca
in assenza della tua benevolenza.
Percossa
me ne rimango qui
al centro di tutto
e invoco il silenzio,
sacro chiarificatore
di ombre che celano la verità
dietro la grande menzogna,
e tu ne sorridi,
di questa antica 
involuta
infelice 
strafottente
umanità.

mercoledì 8 dicembre 2010

E all'improvviso vidi che non c'era nessuna catena a legarlo stretto
ma che era lui stesso ad incatenarsi al freddo attrezzo indifferente.
entro dentro di te
rumore metallico riecheggia nella tua vuota cavità
come di catene antiche
tintinnio eco d'altri tempi
che sembra ancora striscino
e lucchetti
il rumore di una pesante chiave che stridula gira in una serratura arruginita.
sordo.
c'è buio qui dentro,
avrei bisogno di una candela,
e umido.
sono tristi le tue prigioni
e ripide
e ammuffite
stantie.
seguo il rumore d'un arnese metallico.
una ruota cigola girando
lenta,
percorre sempre lo stesso tragitto.
come il meccanismo infernale d'un orologio guasto
fermo alla stessa ora di un tempo.
e la lancetta che prova a stento ad oltrepassare quell'ora di sempre,
che è la tua condanna
la tua eternità,
a scatti sempre uguali
neanche più ci si sforza.
s'è abituata.
si gela qua dentro,
c'è umidità
e nessun ospite ad accogliermi all'ingresso.

Mi muovo nelle tue stanze grigie
gocce d'umidità si schiantano senza sosta in pozze senza tempo.
mi faccio luce col mio cuore
in questo freddo posto oscuro,
-senza di lei non entrerei
senza di lei io me ne andrei-
che mi conduce a una porta di violenza sprangata.
catene di ferro e lucchetti la sigillano,
di ferro essa stessa.
mi chiedo cosa nascondi là dietro
ma conosco la risposta.
dietro il gelo che blocca,
irrigidisce 
movimento di vita,
un gorgoglio di liquida fiamma
consuma ossigeno ed esistenza laggiù.
Mi fermo.
Non oso aprire.

non posso oltrepassarla quella porta,
amore mio non potrai farlo neanche tu solo.
quel che posso donarti è però cosa preziosa
la luce che tutto permea
che tutto scioglie e risolve.
la chiamo forte dentro di te
è già discesa.
E' lei la regina nella tua oscurità.
lascia fare a lei.
e tutto s'illuminerà di una luce divina
che le tue catene e collere dissolverà
nell'avvento di ciò che ti dimora dentro
e che ancora non conosci.
a me resta l'invocazione
e l'atto d'amore 
estremo
che a te rimarrà sconosciuto.

martedì 7 dicembre 2010



"Noi non vediamo le cose per come sono, ma le vediamo per come noi siamo". Anaïs Nin

martedì 30 novembre 2010

STRISCIANO, LORO.

Come infelici esseri strisciscianti
nel fango della propria oscurità,
odiano la verità.
la luce..
la luce la detestano..
detestano essere visti mostruosi come sono
detestano vedersi vuoti e privi di vita dentro
annullati di fronte a sè stessi!
ma nessuno
nessuno lo deve sapere!
neanche io! nè te! nessuno all'infuori di loro..
e neanche loro..
Così,
disperati del loro galleggiare in un mare sordo
costruiscono a sè stessi e al mondo
immagini di sè
che non esistono.
Tristi..
rifiutano il silenzio
che cela la verità..
la urlano a gran voce la loro patetica, ridicola, falsa "identità"..
vuoti..
E quante piccole
arroganti
autistiche personalità
tutte esteriori
infarcite di patetici slogan
patetici loro stessi
e vigliacchi
proveranno a buttarti addosso la loro melma!
Chini,
ci provano a rovistare nel sacchetto della propria spazzatura..
ma così incapaci di silenzio
di verità
di coraggio
vita
sentimenti
poveri esseri smarriti a sè stessi
non trovano nulla.
E disperati,
chè sentono in un breve contatto  il loro essere niente,
t'aggrediscono.
Te che sei la prova,
la certezza,
l'orrenda temuta visione
che si può respirare in altro modo.
Vigliaccamente,
striciano.
E graffiano.
E io..
rimango con l'amaro in bocca..
ma le labbra accennano un sorriso.

giovedì 25 novembre 2010


"Constantly risking absurdity and death whenever he performs above the heads of his audience, the poet, like an acrobat, climbs on rhyme to a high wire of his own making".
Lawrence Ferlinghetti

giovedì 18 novembre 2010

bimba senza di sè

Bimba col pannolino..
così davanti a te
Aspettando a testa china che il babbo dall'alta statura che nera sovrasta
mi dia indicazioni della sua presenza..
persa in questa flebile,
continua,
sommersa,
percepibilissima ansia al centro del mio stomaco.
Chino la testa..
so che mi ordina e gestisce.
So che il mio benessere dipende da lui.
E aspetto e non mi ribello.
Spero..perchè non sono quieta..
ma sto male..
e non voglio rabbia..
non questa volta..
arrivare al centro di me stessa..
liberarmi..
piove..
ma l'acqua non riesce a lavarmi via questa cosa che sento sotto lo sterno
e che mi contorce e ricatta..
mi curva..
china..
nel buio..
aspetto..
non posso fare altro..
non ne ho la coscienza..
l'angoscia ottunde la scelta..
perdere te..
rimanere legata al filo avvelenato..
e tu che lo sai..
e mi chiedi di accettare la tua crudeltà..
e non mi vieni incontro..
non è compito tuo..
io non devo scocciare e basta..
non è la mia libertà a contare..
non il mio benessere..
la mia anima..
il mio amore..
rimango sospesa in attesa del tuo cibo..
ho fame e sto aspettando..
anche le briciole vanno bene..
per non disturbarti amore mio..
va bene che mi fai male
se rimani un pò con me..
torna quando vuoi..
io sono qui ad aspettarti
fedele nei secoli dei secoli..

martedì 16 novembre 2010

stanca
mi strascico
mi chino
palpebre umide mi appesantiscono lo sguardo
sapevo che avrei pianto
lo sapevo già
lo scrisse la mia anima.
e di nuovo mi trovo sola davanti a me stessa..
mendico uno straccio di fredda compagnia?
eppure ancora lo vorrei
e questo è il dolore più grande
e soffro
nell'attesa dell'indefinito
che mi spalanca gli occhi per l'angoscia..


vecchie immagini di un tempo antico che non passa..
vecchi ricatti di dentro mi straziano
ma io so
 e cerco di rimanere qui
presente
a me stessa
alla mia vita
a quel che mi accade..


vorrei che tu fossi qui
vorrei che tu  mi sentissi davvero
vorrei che io..
ed ho paura a pronunciarlo..

venerdì 12 novembre 2010

presagio

sono sola nella terra di mezzo
tu mi sei accanto ma nei pensieri
nei quali osservo il tuo viso più e più volte..
chiudo gli occhi e mi penetri carne nella carne..
volo ma resto..
siamo insieme e sono sola..
 aspetto ancora di sollevarmi con te
  per non ripiomabare nel giardino di sabbia
ma tu ancora non ci sei
carne vera accanto alla mia.
sento il fiore che sta sbocciando
s'è sospeso
da tempo non rimane che questo
un bocciolo che  dischiude
appena le labbra al sole.
e io oggi ho presagio
che marcirà prima di schiudersi..

giovedì 11 novembre 2010

no no..

si si..

non ti preoccupare..

va bene così!

sparisci pure..

non scrivermi più lettere d'amore!

a me non importa!

cosa vuoi che sia in fondo?

sopravviverò..

una ragione vedrai che me la farò..

sono una donna forte in fondo..

evoluta..

non mi aspetto parole che invocano il mio nome

fraseggi smielati da quindicenni infoiati..

no..

a me sta bene così..

tu a casa tua e io a casa mia..

siamo persone mature in fondo

non c'è bisogno di tutto quell'appiccicume..

quel cercarsi..

desiderarsi.......

annusarsi...........

toccarsi...................

..stare insieme davanti al televisore a ridere come matti dell'idiozia della trasmissione..

..a parlare delle nostre vite mentre inghiottiamo, ebetamente felici, morsi di pizza ormai fredda..

..scrutare i nostri sentimenti sul fondo di una lattina di birra svuotata..

.. e nel salotto inebriato dal piscio dei tuoi cani, guardarci negli occhi ..

..mangiare le tue labbra quando si concedono..

..le tue mani addosso e..

....................................

no no

il nostro..è un rapporto adulto..

abbasso le costrizioni!

evviva le liberazioni!

Se non ti sento non vorrà mica dire che non ci sei, no?!

si!! ...

..mmm..

..però....

..Eeehh..

........scusa se te lo dico amore........ ma...

..ogni tanto..

....giusto così..solo quando ci penso..

..ma..

...ecco..

...quando ci penso...

..a me sembra tanto..

..ma forse è solo un'impressione..

...un pensiero nato da una sciocca considerazione..

..che noi in questi momenti ..in cui giustamente..non ci stiamo col fiato sul collo..

..siamo..

..come posso spiegartelo?..

..........................................................

..ecco si..

..due coglioni!