venerdì 15 ottobre 2010

Intervista a Patti Smith

quello che ho sempre cercato di fare è stato di cercare, attraverso qualsiasi forma d'arte, qualcosa che potesse essere uno strumento di comunicazione universale. quando lavori non lo fai solamente per gli intellettuali o per le classi elevate. devi fare in modo che ciunque possa sentire quello che tu volevi comunicare. quando scrivevo poesie, così come avrei potuto disegnare o dipingere, mi sentivo come se stessi usando degli strumenti di comunicazione ormai estinti, vecchi: i grandi dipinti vanno nei musei e io mi sentivo americana, uscita fuori dagli anni '50, dall'espressionismo astratto, dal jazz e infine dal rock & roll, da gente che tentava di comunicare profondamente e velocemente e provenendo da quel tipo di sensibilità nulla mi sembrava sufficiente. pensavo la parola e scrivevo poesie e ho pubblicato  dei libri così potevo comunicare con più persone. a neanche quello era sufficiente. Perchè anche se mentre scrivevo mi sentivo molto vicina alla lingua, il suono era lontano dalla parola, era dietro di lei.
 La parola è difficile perchè noi siamo stati separati dalle parole. E come posso comunicare la mia poesia se vado in un piccolo villaggio in Fillandia e nessuno conosce la mia lingua? e come posso comunicare quando posso usare solo le parole? Sono cresciuta sulla bibbia e ho sempre pensato che siamo stati divisi dalle parole  tanti e tanti anni fa. E così, la milgiore cosa che vedevo, per comunicare, era il suono. Così in Seven Heaven ho iniziato a suonare una musica molto semplice. Perchè stavo cercando di mostrarmi, di comunicare con la gente. E quello stesso tipo di musicalità lo puoi trovare in horses. Per questo ho messo su una band di rock 'n' roll. Perchè ho capito che non volevo stare nelle biblioteche, separata dalla gente. Ma che volevo comunicare con loro. E il r&r mi dava questa possibilità. E infatti ora non ho sacrificato nulla. Non ho sacrificato la ricchezza della mia lingua. Non ho sacrificato nulla. Sto cercando di esplorare tutte le possibilità di comunicazione. Se vengo in Italia e non so la lingua, posso danzara, ballare.  Mi immagino come Salomé: posso comunicare con la gente attraverso il suono e la Musica. Non solamente attraverso parole. So che parole per me sono molto importanti, però so che sono solo una parte.: voglio sfondare la barriera della lingua ed è questo che tento di fare quando suono la chitarra, quando mi agito come un animale. Cerco di estendere i confini della lingua.
 Lo so che fare un libro, un disco oppure una scultura sono tutte cose simili perchè smettono di appartenere alla gente. Non è come fare l'amore. quando sono  in concerto sono capace di creare con la gente, di costruire con loro un rapporto reciproco. Non vado lì e faccio le solite dieco canzoni, non importa dove sono. Cerco sempre di fare cose nuove, d'improvvisare nuovi suoni. E' vero, i dischi, i libri, sono cose fisse a senso unico. a quando prendo in mano un libro io mi sento  nuova. Mi dà idee nuove, mi ispira. Una delle ragioni per cui faccio queste cose, scrivere libri, incidere dischi..non è soltanto per me, perchè mi sento un genio o cose di questo tipo. Per me le cose che faccio devono essere spunti per altra gente. Vorrei che la gente sentisse uno dei miei dischi e dicesse: grande e mettesse su una banda di r&r. Oppure leggesse uno dei miei libri e dicesse: stupendo! buttasse via il mio libro e iniziasse a scrivere poesie per conto suo. Vorrei che la gente avesse la sensazione che ce la può fare, che altre cose possono essere prodotte. Non credo che queste mie cose siano capolavori. Ero ancora molto giovane quando le ho scrtitte ma penso che siano buoni per incitare altre gente. Mi sentivo molto lebera quando li ho scritti. Ero appena venuta a N.Y. Di solito il mondo virene in questa città..io sono venuta qui per ottenere la forza, il potere, il denaro, qualsiasi cosa che mi permettesse di andare a vedere il mondo. Non me ne è mai fottuto un cazzo di N.Y. Da dove vengo la gente non vive, l'America è come qualsiasi altro paese. Nasci in un posto, ci cresci, sposi la ragazza ndella porta accanto, non vai mai da nessuna parte, non vedi mai niente, magari una volta te ne vai a Roma per vedere le chiese e poi te ne torni a casa per il resto della tua vita. Io voleo più di questo. Dicevo alla gente: voglio andare a vedere Simone Martini, oglio andare a vedere Parigi, dormire nello stesso letto di Rimbaud e la gente rideva di me. Voglio vedere qualsiasi cosa al mondo. Non mi sento una ragazza del New Jersy, mi sento Michelangelo, Leonardo Da Vinci, Anna Magnani. Io sono tutte queste cose.
 In merica i mass media rendono tutto uguale, tutto oggetto di consumo. Tutti possono vedere la pietà di Michelangelo come l'assassinio del presidente Kennedy; i giornali rendono la morte di Elvis Presley importante come quella di Kennedy cos la gente non sa più distinguere, tutte le cose stanno diventando uguali, non posso pretendere che le cose per me siano andate diversamente. Nella mia vita Spillane e Rimbaud hanno avuto la stessa forte influenza.
 Talvolta mi sento come un guardiano della cultura ho 30 anni e per il r & r sono tanti..ci sono dei ragazzini di 14 anni che non darebbero una lira per Rimbaud. Non darebbero una lira neanche per i per i Rolling Stones. Io sono ancora fortunata che mi conoscono..ci sono milgiaia di gruppi e il mio ormai appartiene alla storia. Per un verso sonomco0ntenta che loro non si sentano schiacciati dal passato, ma inn un certo senso mi sento responsabile per tutti questi ragazzini che suonano il punk rock., che non possono fare altro che voler distruggere tutto..mi sentio responsabile per tutto questo spreco d'energia che non porta da nessuna parte..
 So che questi sono tempi molto duri per i giovani. La mia generazione aveva qualcosa in cui credere. Sapeva cosa fare di sè stessa. Ora i giovani non hanno nulla in cui credere, cercano di distruggere solamente. Riesco a capire questi sentimenti perchè provo anch'io la stessa rabbia, la stessa frustrrazione. Ma allos tesso tempo non credo che bisogna distruggere il passato per costruire il futuro. Bisogna imparare ad usarlo. Ci sono tante regole, tante limitazioni, che è difficile per noi andare al di là di ogni restrizione sociale. Ma penso che questo sia un tempo buono per vivere: c'è lòa possibilità dell'anarchia dietro ogni cosa. La gente è incazzata, ha paura..è sottoposta ad ogni genere di prssione. Ma io credo, spero, che quello che potrà dare speranza, unità sia il r & re non per il ta ta ta. Quando parlo di r & r intendo tante altre cose. Il jazz è stato in un certo senso r & r. R&r è qualsiasi cosa che vada a colpire le strutture sociali, qualcosa di positivo nel distruggere. R&r certi libri, r&r per fottere, r&r qualsiasi cosa che venga da un'esigenza profonda, che voglia conquistare coscienza, saper costruire, comunicare. E' per me uguale.
 L'unica cosa che l'America può offrire è il r&r, e il r&r sta diventando un linguaggio universale.

intervista raccolta al Gotham Bookstore di NY nell'agosto 1977 da Anna Abate.

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