giovedì 16 dicembre 2010

Abbandono crudele,
il tuo sguardo che fissa il pavimento
duro ed escludente
s'è stampato a fuoco nei mei ricordi
e mi condiziona.
Non so se ti amo più
mi dicesti senza guardarmi
come fosse un rimprovero da farmi,
una punizione da infliggermi.
Quanta cattiveria usasti.
E io seduta sul letto,
le gambe tremavano
lo stomaco mi chiudeva l'anima.
Tu non mi lasciasti.
Mi abbandonasti.
Che ferita mi hai aperto nel dentro
ancora non si chiude e continua a farmi male.
Meritavo quel trattamento?
Te ne andasti
e mi lasciasti in quel freddo senza difese.
Umiliazione.
Non ti bastava chiudere.
Dovevi farmi male.
Ferirmi.
Punirmi.
Di quale colpa?
cosa ti feci per essere così duramente punita?
Niente.
Credo tu fosti solo vigliacco.
Disumano.
Crudele per il gusto di esserlo.
E perchè non avevi il coraggio di lasciarmi guardandomi negli occhi.
Dentro di te covavi segreto rancore.
Come se io fossi una nullità che ti ripugnava d'improvviso.
Come se io non fossi più degna della tua nobile compagnia.
Come se io fossi lo sbaglio di cui imbarazzarsi.
Colpa mia dello sbaglio tuo.
Del tuo disgusto.
Come se ti avessi sedotto
e poi deluso
e ora ti vergognassi di me.
Da allora vivo quel terrore
di ritrovare nell'uomo che amo
lo stesso sguardo
la stessa voce
lo stesso monito crudele
che un tempo mi ferì
e che continua a sanguinarmi dentro.

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