mercoledì 8 dicembre 2010

entro dentro di te
rumore metallico riecheggia nella tua vuota cavità
come di catene antiche
tintinnio eco d'altri tempi
che sembra ancora striscino
e lucchetti
il rumore di una pesante chiave che stridula gira in una serratura arruginita.
sordo.
c'è buio qui dentro,
avrei bisogno di una candela,
e umido.
sono tristi le tue prigioni
e ripide
e ammuffite
stantie.
seguo il rumore d'un arnese metallico.
una ruota cigola girando
lenta,
percorre sempre lo stesso tragitto.
come il meccanismo infernale d'un orologio guasto
fermo alla stessa ora di un tempo.
e la lancetta che prova a stento ad oltrepassare quell'ora di sempre,
che è la tua condanna
la tua eternità,
a scatti sempre uguali
neanche più ci si sforza.
s'è abituata.
si gela qua dentro,
c'è umidità
e nessun ospite ad accogliermi all'ingresso.

Mi muovo nelle tue stanze grigie
gocce d'umidità si schiantano senza sosta in pozze senza tempo.
mi faccio luce col mio cuore
in questo freddo posto oscuro,
-senza di lei non entrerei
senza di lei io me ne andrei-
che mi conduce a una porta di violenza sprangata.
catene di ferro e lucchetti la sigillano,
di ferro essa stessa.
mi chiedo cosa nascondi là dietro
ma conosco la risposta.
dietro il gelo che blocca,
irrigidisce 
movimento di vita,
un gorgoglio di liquida fiamma
consuma ossigeno ed esistenza laggiù.
Mi fermo.
Non oso aprire.

non posso oltrepassarla quella porta,
amore mio non potrai farlo neanche tu solo.
quel che posso donarti è però cosa preziosa
la luce che tutto permea
che tutto scioglie e risolve.
la chiamo forte dentro di te
è già discesa.
E' lei la regina nella tua oscurità.
lascia fare a lei.
e tutto s'illuminerà di una luce divina
che le tue catene e collere dissolverà
nell'avvento di ciò che ti dimora dentro
e che ancora non conosci.
a me resta l'invocazione
e l'atto d'amore 
estremo
che a te rimarrà sconosciuto.

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